ROBERTO DONATELLI: Gocce dagli Dei / Drops from the Gods
Dal 13 ottobre al 17 maggio 2025

Una carriera dall’incipit fulminante
Molta acqua è passata sotto i ponti dagli emozionanti anni ’70, gli anni dell’esordio di Roberto Donatelli nel mondo dell’arte, ma da quell’incipit fulminante bisogna necessariamente partire per comprendere l’ampio respiro della ricerca di questo artista di lungo e articolato corso. Poco più che adolescente, Donatelli ha infatti goduto del privilegio di formarsi in un ambiente del tutto speciale: lo Studio di Giuseppe Morra, uno degli illuminati galleristi che, sul finire dell’era del boom economico, avevano saputo trovare la chiave per collocare Napoli al centro della scena dell’arte contemporanea internazionale. In un’epoca ribollente di scontri, fermenti e sperimentalismi estremi, a Napoli si proponevano esperienze di assoluta avanguardia non solo nel campo delle arti visive, ma anche in quelli del teatro e della musica, dando vita a contaminazioni capaci di segnare in modo indelebile gli artisti che le attraversavano.
Attraverso Giuseppe Morra, Donatelli entra in contatto con i protagonisti di avanguardie estreme come l’Azionismo viennese e la Body Art e, per mantenersi, si propone come reporter delle urticanti performances di artisti del calibro di Hermann Nitsch, Günter Brus, Rudolf Schwarzkogler, Andreas Lüthi, Marina Abramović, Gina Pane e Ketty La Rocca. I reportage fotografici dei viaggi compiuti al loro seguito sono considerati documenti di rilevante valore, spesso pubblicati o, addirittura, musealizzati.
Il contrappunto estivo del felice caos sperimentale napoletano è Positano, la città verticale che attrae artisti provenienti da ogni parte del mondo. A Positano Donatelli frequenta la leggendaria comunità di attori, artisti e intellettuali in costante transito nella Casa degli Angeli di Praiano e lo studio di Shawn Phillips, il rocker texano attorno a cui si raccolgono i futuri protagonisti della nuova musica napoletana: James Senese, Tony Esposito, Edoardo Bennato, Alan e Jenny Sorrenti e tanti altri.
La fedeltà alla pittura
Da quel folgorante imprinting Donatelli ha mutuato il respiro internazionale impresso con determinazione alla sua carriera - svoltasi con successo tra Napoli e Roma, Nord ed Est Europa, isole greche e Los Angeles - riuscendo però a preservare il tratto personale della sua ricerca. Nei commenti dei critici che si sono occupati del suo lavoro, a partire dalle voci eminenti di Enrico Crispolti e Vitaliano Corbi, la strenua fedeltà alla sua ispirazione è stata costantemente sottolineata. Si è in particolar modo sottolineata la sua ostinata difesa delle ragioni della pittura, un linguaggio ritenuto esausto e superato proprio negli anni e negli ambienti in cui Donatelli si stava formando, ma al quale l’artista non ha mai voltato le spalle.
Artista di poliedrico talento con esperienze nel campo della fotografia, della scultura, del design e persino della creazione di gioielli, Donatelli non ha mai nascosto di considerarsi soprattutto un pittore.
Nel campo della pittura si è addentrato in studi approfonditi e sperimentazioni costanti divenendo un vero e riconosciuto esperto del medium.
Pur concedendosi digressioni nel campo della pittura figurativa, dagli anni ’80 dipinge prevalentemente serie di dipinti che si innestano nella tradizione novecentesca dell’informale e dell’espressionismo astratto americano. Il colore è l’assoluto protagonista dei suoi lavori. L’esplosiva gamma cromatica della sua pittura nasce da miscele di pigmenti che Donatelli compone con la sapienza di un pittore antico.
La mostra: variazioni d’oro e di blu, i colori del divino
Che l’astrattismo lirico (così ama definire il suo stile) di Roberto Donatelli sia posto in relazione di continuità con la grande tradizione della pittura antica, si evince con chiarezza non solo dall’artigianale manipolazione dei pigmenti e dalla perfetta padronanza delle tecniche pittoriche, ma anche da colte suggestioni iconografiche che non sfuggono ai conoscitori.
In particolare, nelle opere esposte in mostra - sedici oli e smalti su tela tratti dalla serie Drops from the Gods - la sontuosa presenza dell’oro, spesso posto in rapporto di articolata combinazione con i toni del blu, è un chiaro riferimento alla gamma cromatica che la pittura occidentale ha da tempi remoti adottato per rappresentare il divino. Dagli sfolgoranti mosaici bizantini ai fondi oro della pittura prerinascimentale, arrivando sino alle composizioni di Klimt, la presenza dell’oro, soprattutto se coniugata con il blu, conduce il visitatore in una dimensione oltreumana intrisa di sacralità.
Nel testo critico in catalogo, Enrico Mascelloni stabilisce un’acuta connessione tra le astratte variazioni di oro e blu dipinte da Donatelli tra il 2018 e il 2020 e l’arte prodotta durante il regno del sovrano bizantino Leone III Isaurico, il grande iconoclasta che, nell’VIII secolo dopo Cristo, promosse la distruzione delle immagini religiose affidando alla suggestione del colore il compito di rappresentare l’essenza del divino.
A tredici secoli di distanza, in un angolo divino della Costiera amalfitana, gli dei continuano a parlarci attraverso il linguaggio della pittura.
Enrico Mascelloni
Sino al 17 maggio 2025
Sala Luca Vespoli
Ufficio del Turismo del Comune di Positano
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Tutti i giorni ore 9,00-21,00
Ingresso libero
Capitolium Art Gallery
Scarlett Matassi - +39 345 0825223
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Catalogo edito da Capitolium Art S.r.l.
con testo critico di Enrico Mascelloni